Nella sublime New York tra arte, brand e tanto freddo
Ho avuto la fortuna di trascorrere parte delle mie vacanze in una delle più attraenti città del mondo: New York, la Grande Mela.
Partenza il 23 dicembre dall’aeroporto di Fiumicino senza intoppi (al ritorno il 29 ho rischiato oltre 13 ore di ritardo) e poco meno di 9 ore dopo ero in un taxi che mi portava al centro di Manhattan attraversando iper-illuminate e brandizzate strade.
Impressionante quanto mi sembrasse di essere già stata in ogni luogo date le migliaia di film e fiction di cui mi nutro da sempre e che vedono protagoniste quelle ambientazioni… la 5th Avenue e i suoi negozi di lusso, Madison Avenue, Broadway, Time Square, Central Park, Wall Street, la Statua della Libertà, l’Empire State Building, Penn Station, il Rockfeller Centre… la netta percezione di aver già passeggiato in quelle strade, di aver già visto quei posti in tutte le stagioni, con ogni luce (o senza), insieme ai più disparati personaggi, nelle più stravaganti situazioni.
New York è una metropoli meravigliosa che dà sensazioni di magia e orrore allo stesso tempo, “sublime” il concetto che più sembra appropriato a descriverla per i suoi grattacieli che si ergono maestosi e impediscono al sole di accarezzare le sue strade, la neve sporca lungo i marciapiedi, le enormi decorazioni natalizie, gli infiniti spazi d’arte, gli spettacolari negozi delle più grandi firme al mondo.
Tutto è enorme, illuminato, in movimento frenetico, da togliere il fiato, affollato o totalmente desolato, contraddittorio, imperdibile.
Di seguito tutto ciò che mi sembra utile condividere del mio viaggio a partire dalle “questioni pratiche e organizzative” (dormire e mangiare), passando per alcune delle cose che ho fatto e che consiglio di non perdere, fino a ciò che di arte contemporanea (una delle mie passioni)mi ha riempito gli occhi in quei giorni.
DOVE HO ALLOGGIATO
Avevo una bella camera all’Hampton Inn all’851 dell’8th Avenue (tra la 50th e la 51th), albergo molto carino, pulito, confortevole, dai prezzi equi che comprendono, oltre alla stanza, connessione wi-fii gratuita, abbondante colazione a buffet e il consumo tutte le bevande calde di cui si ha voglia, cosa da me molto apprezzata dato il terribile freddo che c’era per le strade.
Il personale è alquanto gentile e durante il giorno nella hall viene allestito un desk con un operatore a cui è possibile chiedere ogni tipo di informazione, la prenotazione di ristoranti, l’acquisto biglietti per i musei e spettacoli teatrali (evitando kilometriche file)…
DOVE HO MANGIATO
Per pranzare, data la fretta di visitare più posti possibili, ho deciso di affidarmi a delle catene in stile “fast-food” e, se si esclude un irrinunciabile “pasto” da McDonald’s (ci vado in media ogni 3 anni, ma negli States mi sembrava assurdo evitarlo), mi sono affezionata a “Le Pain Quotidien” dal motto “Don’t panic is organic” in cui si potevano magiare ottime insalate, zuppe e tartine di igredienti (pesce, carne, verdure e cereali) dal sapore e dall’aspetto genuino condividendo amabilmente il tavolo con altri clienti del punto vendita.
Per me che non c’ero mai stata e che amo mangiar bene è stato invece più difficile selezionare i locali in cui cenare.
Dopo un paio di tentativi andati alquanto male, però, con l’aiuto del consierge dell’albergo sono riuscita a trovare dei ristoranti che facevano al caso mio (i primi due della lista erano solo un po’ troppo costosi):
- BOBBY VAN’s – 135 West 50th Street (tra la 7th e la 6th)
Ristorante in completo stile americano in cui mangiare enormi quanto appetitose bistecche, filetti e hamburger. - BLUE FIN – 1567 Broadway (tra la 46th e la 47th)
Locale dalla luce soffusa e dall’arredamento minimalista in cui è possibile gustare degli eccellenti piatti a base di pesce. - ROSA MEXICANO – at Lincoln Centre, 61 Columbus Avenue at 62nd Street
Per chi ama la cucina messicana. Assolutamente da provare il buonissimo Guacamole che viene preparato all’istante da un addetto del ristorante: oltre alla bontà, impressionante anche la maestria con cui la famosa pietanza viene preparata utilizzando un pestello interamente in pietra.
COSA HO FATTO
Queste sono le cose che ho testato e che mi sento assolutamente da consigliare a chiunque:
- una passeggiata sulla 5th Avenue, possibilmente con shopping
- un romantico giro in calesse a Central Park per la modica somma di 40 dollari;
- l’attraversamento a piedi del Ponte di Brooklyn;
- la visita alla vetta dell’Empire State Building quando fa buio (nonostante le interminabili code prima di arrivare alla meta: io ci ho messo 3 ore, ma poi il panorama è impagabile);
- uno spettacolo teatrale a Broadway, seppur costoso (io ho visto “Mamma mia”);
- una puntatina a Time Square strabiliante soprattutto per i supporti pubblicitari;
- un viaggio sul battello (ce n’è anche uno gratuito) per vedere Manhattan dall’acqua ed “avvicinare” la Statua della Libertà;
- la Messa Gospel ad Harlem anche per chi non è cattolico ma ha piacere a sentire della buona musica in un contesto suggestivo.
COSA HO VISTO ovvero ARTE CONTEMPORANEA
MoMA
Ero talmente eccitata all’idea di visitare il MoMA che ci sono andata la mattina subito dopo il mio arrivo, la vigilia di Natale. Degna di nota, naturalmente, l’attesissima mostra su Tim Barton (avete tempo sino a fine aprile!) che comprendeva una infinità di schizzi, video, costumi di scena, modelli e modellini di ogni sorta e relativi a ogni sua opera, dalle più conosciute alle minori.
Oltre a questa l’esposizione permanente colma di numerose opere dalla bellezza devastante tra cui mi piace citare la collezione dei barattoli Campbell di Andy Warhol, la ragazza con il mandolino di Pablo Picasso e l’opera numero 107 del 1950 di Ad Reinhardt. Notevoli anche la personale di Gabriel Orozco e la temporanea sulla Bauhaus (1919-1933).
Whitney Museum of American Art
Avevo solo sentito nominare questo museo e, prima di visitarlo, non pensavo mi potesse così tanto colpire.
Sicuramente notevole l’esposizione permanente, ma più di tutto mi hanno lasciato senza fiato né parole i dipinti astratti di Georgia O’Keeffe e le foto che la ritraevano, nonché la personale su Roni Horn comprendente uno studio particolarissimo riguardante i molteplici significati che si possono leggere sulle varie increspature dell’acqua.
Guggenheim Museum
La più corposa raccolta di opere di Vasily Kandinsky che io abbia mai visto si avvolgeva lungo il grande percorso a spirale dello spettacolare edificio interrotte solo dalla sala dedicata all’esposizione permanente e dall’indimenticabile opera di Anish Kapoor. “Memory”, l’opera della Kapoor, era osservabile da ben 3 punti di vista, ma mai tutta insieme: da due di questi appariva come un grande contenitore dalla forma simile ad una mongolfiera di metallo arrugginito; dal terzo luogo di osservazione se ne poteva “ammirare” l’interno fatto di buio cupo e polarizzante, nient’altro. “Memory” mi ha letteralmente stregata!
Cooper Hewitt Museum
Al primo piano una meravigliosa raccolta di oggetti di design provenienti dai più disparati settori: abiti, computer, abitazioni, software, complementi d’arredo, telefoni…
Al secondo piano lo studio di un materiale naturale per ogni stanza con alcune delle applicazioni possibili: lana, bamboo gigante, cioccolato e via dicendo. Molto affascinante.
MAD – Museum of Art and Design
In realtà me lo aspettavo molto diverso e più strutturato, ma è stato piacevole girovagare tra le sue sale espositive passando da opere create tagliando abilmente la carta a magnifici gioielli, dai pins di ogni tipo a vasi e sedute dalle forme più strane.
Neue Galerie
Un Klimt da sogno e numerosi orologi in stile liberty che avrei voluto assolutamente possedere sono gli elementi che mi hanno tra tutti rapito durante la visita. Non era nei miei piani, ma anche il museo per l’arte tedesca e austriaca era sulla “Museum Mile”, dunque perché non entrare?
Metropolitan Museum: NON l’ho visto
Ebbene sì! Mi sono persa la visita al Metropolitan Museum perché ci volevo andare il 28 Dicembre, lunedì. Solitamente il museo di lunedì è chiuso e tutti parevano convinti che non ci fossero eccezioni.
Poco prima della chiusura mi è capitato di passarci davanti e di scoprire che non era affatto vero, data la chiusura del giorno di Natale il 28 faceva eccezione… troppo tardi per rimediare, dovrò tornare a New York! 😉
Original! 🙂