Riflessioni sulla crisi e l'”ecosistema delle idee” alla LUISS
Ieri alla LUISS si è tenuto un interessante incontro sul tema “Gli italiani, i media e la felicità al tempo della crisi” organizzato da Gabrile Caramellino con il patrocinio di Nòva24 – Il Sole 24 Ore. Presenti al dibattito lo stesso Gabriele Caramellino, Michele Sorice, Alberto Abruzzese, Bruno Pellegrini, Mario Pagliaro, Andrea Granelli, Emanuele Bevilacqua, Daniele Pittèri e Francesco Morace.
Partendo dall’assunto che quella che stiamo vivendo è una crisi strutturale e indecifrabile dato che non se ne riesce a prevederne la fine, considerando che i ragionamenti che sono stati portati avanti da quando è iniziata sono stati tutti focalizzati sul breve termine, si è ragionato sul fatto che occorrerebbe creare prospettive di lungo periodo che, però, le logiche e gli strumenti tradizionali non sono in grado di progettare.
Tutti i presenti hanno convenuto nell’individuare nella Rete, nella creatività unita alle nuove tecnologie, una delle più evidenti fonti di innovazione in quanto luogo in cui l'”ecosistema delle idee” trova terreno fertile per proliferare, per svilupparsi: parafrasando Alberto Abruzzese, i new media ci aiutano ad essere più aperti, più attenti ai processi e meno ai prodotti, più focalizzati sulle relazioni, e l’Italia potrebbe essere un buon terreno di sperimentazione anche perché denso di differenze e contraddizioni.
Si è parlato, anche se solo implicitamente, di marketing olistico, di prosumer, di consum-autore, proponendo un nuovo valore da considerare e sul quale creare un nuovo modello economico: è il “valore partecipativo” e vede l’impresa come una piattaforma su cui far incontrare le persone e creare community, creare scambio. D’altra parte questo è quel che già avviene, per esempio, quando si persegue il modello della green economy e dell’energia solare: non c’è necessariamente un produttore che distribuisce energia ai tanti consumatori, bensì ognumo può produrre per il proprio fabbisogno.
Assumendo, attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili, che “il mondo è finito“, come dice Andrea Granelli, nel senso che non ha risorse illimitate, si va verso la presa di coscienza di una propria responsabilità individuale: la Rete permette la partecipazione, è uno strumento potenzialmente fautore di straordinari cambiamenti, trasformazioni, innovazioni, ma questi obiettivi possono essere raggiunti solo se si guarda al Web in maniera matura e consapevole anche dei suoi lati oscuri.
Sempre di più sono i consum-autori a determinare gli immaginari di riferimento, sempre di più sono loro a creare valore: è anche per questo che la pubblicità non aiuta più le aziende e che non si dovrebbe più parlare di pubblicità, bensì di comunicazione e dei nuovi strumenti (blog corporate, social network, branded content, guerrilla marketing, heritage marketing…) con cui creare dialogo e scambio tra le aziende e i propri clienti-stakeholder.
In sintesi: citando Daniele Pitteri “La crisi è come il noir: alla fine nulla è come prima”. Cercando di recuperare vecchi concetti e contenuti non si fa altro che opporre resistenza alle trasformazioni e all’innovazione, dunque per superare la crisi non occorre tornare ai vecchi concetti, ma trovarne di nuovi.
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