Riflessioni personali su serialità, televisione e post-televisione
Nel n°004 di Brand Care magazine si è molto scritto riguardo ai consumi audiovisivi, soprattutto riflettendo su quelli seriali. Tanti riferimenti e analisi hanno riguardato, esplicitamente o meno, il concetto di “televisione” nella sua interezza (in quanto strumento, in rapporto alla produzione audiovisiva e in relazione alle modalità di consumo) contrapposto a quello ritenuto più attuale di “post-televisione” che, grazie alle nuove tecnologie, stravolge tanto il “tempo della fruizione” a cui eravamo abituati quanto la “produzione di contenuti” nei termini in cui la conoscevamo.
Personalmente mi sono resa conto che amo il consumo meramente televisivo di serialità (in questo caso parlo di fiction) quando voglio rilassarmi: l’appuntamento con la serie preferita, aspettarla, non volerla “perdere”, anche se si sa che poi si potrà comunque “recuperare” online in qualche modo… ma non è lo stesso… come non era lo stesso registrarla! 😉
Il consumo post-televisivo della fiction, il vedere una puntata dietro l’altra quando si vuole, senza vincoli di orari e di giorni della settimana e “aumentandola” attraverso la fruizione di contenuti extra, spin-off più o meno ufficiali, parodie e quant’altro, mi attrae quando ho voglia i concentrarmi sulle trame, sulle strategie produttive, sugli effetti speciali, la regia, ecc. ovvero quando “non so di cosa ho voglia” e “spizzico” contenuti audiovisivi qua e là in attesa di capire cosa guardare.
Credo che ciò che si intende per televisione e post-etelevisione possano convivere, come i libri con gli e-book, perché profondamente diverse nel grado e nel tipo di empatia che possono creare con il pubblico.
…sarà che aspettare il mercoledì per vedere The Forgotten o il giovedì per The Mentalist e rimanerci un po’ male quando ho altro da fare è una bella sensazione…
😀
Leggi anche:
– Brand Care magazine n° 005
– Tra serialità e videogioco
– Ancora idee sulla serialità
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