Attenzione al “micro”: cosa connette “Lie to Me” a Twitter
CONNETTERE IDEE. TAG: “MICRO”
Sarà perché sto ri-vedendo le puntate della prima (unica?) serie di Lie to Me, sarà perché da sempre le “cose piccole” credo siano tra le più importanti, sarà che ho eletto Twitter mio social media/social network preferito (se escludiamo i blog dalla classifica), ma sempre di più mi sembra che tutto ruoti intorno al “micro”.
Il micro delle micro-espressioni del Dr. Lightman, il micro del micro-blogging via cinguettìo: due tipologie di “micro” che vengono costantemente riproposte e ripresentate.
MICRO-ESPRESSIONI
Fondamentali, nelle serie TV come nella vita, per comprendere intenzioni ed animo delle persone con cui si interagisce, importanti anche e soprattutto perché micro, apparentemente ininfluenti, sovente celate e inconsce, difficilmente controllabili, ma sempre protagoniste: implicitamente studiate dal Tenente Colombo (ricordate lo sguardo di Peter Falk?), esplicitate e scientificamente spiegate – appunto – in Lie to Me, intuite e fatte notare maliziosamente nelle puntate di The Mentalist. Tre serie emblematicamente basate su personaggi enigmatici, abilissimi a mentire e con una intelligenza acuta, tagliente, quasi fastidiosa, nonché su ciò che fino a qualche tempo fa si sarebbe chiamato intuito, talento o psicologia e che adesso adesso è micro-espressione.
Riconoscere le micro-espressioni e, in generale, saper interpretare e utilizzare in modo corretto gestualità e prossemica può essere dunque molto importante nei rapporti interpresonali (pensate con i vostri clienti): spia, indizio o addirittura prova di verità o di menzogna, delle intenzioni e delle emozioni.
MICRO-BLOGGING
La possibilità di indicare il proprio “status” ormai è presente in praticamente tutti i social network – per esempio Facebook, LinkedIn e FriendFeed ce l’hanno – ma non capisco perché solo per Twitter si parla di micro-blogging.
Tale definizione mi sembra molto affascinante e abbastanza criptica da tener lontano, almeno in Italia, chi non ha veramente qualcosa da dire e condividere, qualcosa che possa essere interessante tanto da essere “re-tweettato”: l’ideale per chi vuole utilizzare il web per approfondire argomenti più o meno specifici e/o per affermare la propria attività ed la propria brand reputation.
Su Facebook, individuato come diretto concorrente di Twitter, “ci sono TUTTI” e si possono fare mille cose come chattare, giocare, uploadare foto, condividere link, “scrivere sui muri”… oltre ad aggiornare il proprio status con un breve messaggio alla propria rete. Facebook sembra voler fagocitare tutti gli altri social network offrendone i singoli servizi in un unico luogo dato che a ben vedere contiene: Google Reader, Flickr, Twitter, Skype…
Twitter è più specifico, meno dispersivo, più utile e interessante, anche e soprattutto perché è micro ed i suoi tweet possono essere “spia, indizio o addirittura prova di verità o di menzogna, delle intenzioni e delle emozioni” proprio come le micro-espressioni.
Twitter: non più di 140 caratteri per descrivere cosa stai facendo che si trasformano in micro (ovviamente) messaggi per scambiarsi informazioni su qualsiasi cosa. Il micro-blogging è adattissimo a chi fa ricerca e a chi fa business.
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