Berliner Mauer / Muro di Berlino - Alessandra Colucci ©

Il mio viaggio a Berlino – ovvero – Cinque giorni con la sciarpa

Come ormai noto, la scorsa settimana ho trascorso qualche giorno a Berlino con la “scusa” di rimpolpare il database fotografico di Brand Care magazine e di cercare nuovi stimoli creativi… nonché ovviamente per riposare e “fare la turista”. Qui il mio reportage

PREMESSE e METEO

Avevo in mente di andare a Berlino da qualche anno, ma – per un motivo o per un altro – la posa della bandierina su questa agognata meta era stata posticipata, poi, in preda ad un “raptus da prenotazione viaggi” settembrino dopo un agosto trascorso lavorando, si è verificata la giusta “congiuntura astrale” ed ho prenotato il tanto sospirato viaggio in quella che percepivo essere una straordinaria città dell’est europeo.

Decathlon - Quechua WeasyIl periodo “scelto” (leggi imposto dagli incastri lavorativi) è stato quello del long week-end del “parecchio forzato” ponte tra il 3 e il 7 dicembre (l’8 era reso off-limits dal fatto che è il compleanno di mio papà). Tale “scelta” si è rivelata essere perfetta per gli occhi – Berlino ammantata di candida neve è uno spettacolo mozzafiato – ma un po’ meno il resto del corpo di chi, come me, è abituata agli inverni Romani che, da quelle parti, devono sembrare delle bellissime primavere.

La temperatura al mio arrivo a Berlino era di -7°C e ha fatto capolino sopra lo zero (+1°C) solo un paio di volte in 5 giorni, con la chiara risultante di farmi vivere in simbiosi con la mia sciarpa, che ho tolto esclusivamente per dormire, e con i Quechua Weasy, una “specie di doposci” (più simili a scarpe da allunaggio) fortunosamente comprati “per sicurezza” a poche ore dalla partenza e che credo mi abbiano salvato dal congelamento e da altrimenti sicure scivolate [n.d.a. bruttini, ma comodi ed estremamente economici, perfetti per chi “incontra la neve” solo di rado: da Decathlon a 14 euro].

In sintesi, credo che tornerò a Berlino, ma penso che la prossima volta ci andrò in primavera/estate! 😉

DOVE HO DORMITO

Berlino, istallazione - Alessandra Colucci ©Quando ho prenotato per Berlino non avevo assolutamente nessuna idea di come fosse strutturata la città, di dove fosse meglio alloggiare per “avere tutto a portata di mano” in termini turistici, dunque preso un riferimento noto come la Porta di Brandenburgo, ho cercato una sistemazione che non fosse troppo lontana da lì e comunque vicina a una delle fermate della metro (tanto per stare sicuri!).

Alla fine mi sono persuasa ad accettare il suggerimento di easyjet sul Meininger Hotel Berlin Kreuzberg. Il Meininger Hotel scelto era in Hallesches Ufer 30, a due passi dalla fermata di Mökernbrücke della metropolitana (linea 1 e linea 7): a parte il letto non troppo comodo, la camera era abbastanza spaziosa, arredata con gusto e, cosa più importante, pulita. Con 1 euro si aveva diritto a 20 minuti di navigazione web da una delle due postazioni disponibili all’entrata. La location si è rivelata comodissima sia per i tranfert da/per l’aeroporto, sia per le peregrinazioni “on foot” attraverso Berlino come la migliore tradizione turistica consiglia quando si vuole apprezzare appieno una città.

DOVE HO MANGIATO

A pranzo, come d’abitudine, si optava per uno “spuntino” in uno dei mercatini di Natale (mai mangiate, né viste, tante varietà di panini con la carne!) e un thé caldo.

A cena sono stata solo in due posti perché per 3 sere di seguito ci siamo fatti risucchiare dalla pigrizia (era a 15 minuti dall’albergo) e dalla varietà di cibi e birre della Haus der 100 biere in Potsdamer Straße 1: la classica birreria dalla cucina gustosa, birre alla spina ottime (e io di birra di solito non ne bevo!) e prezzi modici (circa 20 euro a testa). Avendo provato quasi tutti i piatti del menu mi sento di consigliare in particolare il “Fegato alla Berlinese”… per coloro a cui piace è assolutamente da provare!

L’ultima sera, in realtà per non dire che non avevamo provato altro, abbiamo cambiato zona ed abbiamo cenato al Foodorama di Bergmann Straße 94, un locale dall’arredo minimal e tecnologico in cui si serviva cucina fusion: anche qui abbiamo mangiato e bevuto molto bene, ma sicuramente non c’erano “piatti tipici” (circa 20 euro a testa).

COSA HO VISTO e COSA HO FATTO

Berliner Mauer – Muro di Berlino

Come non iniziare parlando del Muro?

Durante il mio viaggio a Berlino ho frequentato soprattutto la parte est della città, quella che dal 1961 al 9 novembre 1989 è stata la parte sovietica. Gli ex confini del muro sono ricordati da una fila di doppi mattoni “incastonati” per terra che attraversano tutta la città ricordandone la spaccatura, come una cicatrice inguaribile.

Il Muro è crollato, ma il suo ricondo è incancellabile, e il tratto più esteso lasciato in piedi “a memoria” è stato trasformato in una toccante esposizione di arte contemporanea muraria.

Berliner Mauer / Muro di Berlino - Alessandra Colucci ©

Topographie des Terrors e DDR Museum

Il Nazismo e la Repubblica Democratica Tedesca, due spazi distinti a testimoniarne e ricordarne le brutture, lo stesso sentimento di angoscia guardandone le immagini e i documenti. Poco altro da aggiungere.
Sulla vita nella DDR anche tanta curiosità, soprattutto verso quegli oggetti, come la famosa Trabant, che ora osserviamo come modernariato, ma che prima avevano altri significati.

Topographie des Terrors - Alessandra Colucci ©

C/O Berlin

In un ex-ufficio delle Poste del 1800 in stile moresco che raggiunto passando davanti alla splendida Nuova Sinagoga di Berlino, il Forum Internazionale di Comunicazione Visiva con le più belle mostre fotografiche della città. Meravigliosa l’esposizione di Peter Lindbergh dal titolo “On Foot” che ho potuto vedere.

Berlinische Galerie

Il museo di arte moderna di Berlino. Istallazioni, quadri, sculture, fotografie. Molte opere DADA. Intrigante location. Mi hanno particolamente colpito i lavori di Edward Kienholz e Nancy Reddin Kienholz in cui l’essere umano perde le sue sembianze e si trasfoma in una “interfaccia” tecnologica.
Aggiungendo al prezzo del biglietto (4 euro) altre 2 euro si può firmare la liberatoria per fotografarne le opere e gli interni.

Berlinische Galerie - Alessandra Colucci ©

Deutsche+Guggenheim

Belle le opere esposte, ma grande la delusione per chi si aspetta uno spazio espositivo come quello di Bilbao o di New York. Solo un grande stanzone dalle pareti bianche in un edificio storico: è più grande lo shop che lo spazio dedicato alla mostra e, nonostante l’opera di Frank Stella che mi ha molto colpito, non so se si è veramente meritato i 4 euro dell’ingresso.

Guggenheim - Frank Stella "Harran II" - Alessandra Colucci ©

Deutsche Kinemathek Museum für Film und Fersehen

L’architettura interna della prima sala del Museo del Cinema Tedesco vale anche da sola il prezzo del biglietto: peccato non si potessero far foto ai maxischermi che mostravano spezzon di film “cult” del cinema muto che si replicavano all’infinito sulle pareti a specchio.
Grande spazio dedicato a Marlene Dietrich e a Metropolis. Moltissimi i contenuti video, ma anche parecchi oggetti di scena e di culto.

Otto Bock Science Center

Interessantissimo e iper-tecnologico centro di ricerca in cui vengono esposti strumenti interattivi attraverso i quali è possibile comprendere e “testare” le “sensazioni” causate da disabilità motorie. Il centro si propone di far riflettere il visitatore riguardo la propria fisicità e le invenzioni che rendono possibile ai disabili recuperare, almeno in parte, la propria mobilità. Un luogo in cui miracoli e magie sono scienza e si trasformano in “giochi e test”.

Otto Bock Science Center - Alessandra Colucci ©

Jüdisches Museum Berlin

Il Museo Ebraico di Berlino ha una struttura molto moderna in acciaio che ben rappresenza e ricorda il gelo e la tristezza dei campi di concentramento. Seppur degno di nota il suo tentativo di ricostruire le micro-biografie lagate agli oggetti appartenuti agli Ebrei deportati e rinvenuti nei campi e nei depositi, il museo costruisce un percorso che non affascina, che perde di mordente mentre attarversa i forse troppo vasti spazi espositivi.
L’equilibrio tra i pieni e i vuoti non riesce, neppure – a mio avviso – se si seguono pedissequamente le “istruzioni per l’uso” e se ci si lascia catturare dalle suggestioni sussurrate da un paio di istallazioni: tali sforzi non bastano a catturare l’attenzione del visitatore e a creare empatia.

Gallerie d’arte: Mensing Galerie (Berlino Est), Lumas Galerie (Bernino Ovest)

Berlino, oltre che di musei e monumenti è una città ricchissima di gallerie d’arte che ospitano opere sempre splendide e alla portata di qualsiasi portafogli [nda. a partire, per quel che ho visto, da 39 euro]. Le due gallerie che ho incluso nel titoletto sono quelle in cui sono entrata e in cui ho passato più tempo a passeggiare tra creatività contemporanee.

Stadtrundfahrten sightseeing tours

Porta di Brandenburgo - Alessandra Colucci ©Servizio pessimo reso dalla compagnia Tempelhofer che abbiamo utilizzato per fare il giro: né autista, né guida ci hanno informato del fatto che il tour si sarebbe concluso a Berlino Ovest per “fine della corsa”, dopo solo “mezzo giro” della città, nonostante fosse stato loro chiesto quale fosse l’ultima fermata (ne hanno indicata una vicino Brandenburger Tor).

A parte la noia della piccola truffa, l’esperienza di girare Berlino sul bus e accompagnati da qualche commento della guida è da fare per avere una visione d’insieme della città grazie al passaggio attraverso gli scorci più significativi.
Il mio giro: Potsdamer Platz, Topographie des Terrors, Check Point Charlie, Alexanderplatz, Unter den Linden, Brandenburger Tor, Bundestag, Stazione centrale Hauptbahnhof, Charlottensburg e la City West. Quasi tutti luoghi che avevo più volte attraversato in quesi giorni, ma che il giro in bus ha reso sintesi perfetta del viaggio.

Viaggio spledido, stimoli sin troppi, relax, freddo e neve per temprare i pensieri, risate.
Tornerò a Berlino, c’è ancora altro da vedere! 😀

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