Identità sfumate - Alessandra Colucci ©

Campanilismo e questioni identitarie – ovvero – La difficoltà di rispondere alla domanda “Di dove sei?”

Vi siete mai domandati quanto, per alcuni, è complesso rispondere alla domanda “Di dove sei?”. Per me lo è moltissimo, per esempio: non so mai bene cosa rispondere… questioni identitarie… e ora cerco di spiegarvi perché…

Identità sfumate - Alessandra Colucci ©

DOVEROSA PREMESSA

Ho letto Fuga a dondolo, il post del mio twitterfriend @LucioLuci e mi è piaciuto tanto, mi è piaciuto leggere del suo modo di intendere il suo “di sempre”, del fatto che per lui i suoi “di sempre” sono legati alla “sua terra”, al suo senso di appartenenza a quei luoghi… devo ammettere che il post mi è piaciuto anche perché invidio sempre un po’ le persone come Lucio, quelle che possono dire “Sono tornato da pochi giorni dalle vacanze di Natale nella MIA TERRA, in provincia di Lecce”.

QUAL È LA “MIA TERRA”? DOV’È IL MIO “DI SEMPRE”?

Mio padre è pugliese ed è in Puglia che ho trascorso tutte le vacanze natalizie e pasquali per i primi 13 anni della mia vita, ma il mio “di sempre” ovviamente non è lì.
Mia madre è calabrese (vissuta in Puglia per buona parte della vita in modo da conoscere papà) ed è in Calabria che ho passato le prime 13 estati della mia vita (per tre mesi l’anno), ma il mio “di sempre” ovviamente non è neppure lì.
Io sono nata a Terni (i miei si erano trasferiti lì per questioni lavorative) in cui ho trascorso quasi tutta l’infanzia e, seppure molto legata a quei paesaggi e a quei sapori, comunque il mio “di sempre” non può essere lì perché ero troppo piccola per ricordarlo nei dettagli.

Poi il trasloco a Monterotondo (provincia di Roma) dove ho frequentato le scuole dell’obbligo e il liceo classico: qui dovrebbe esserci il mio “di sempre”, e invece no, non è neanche qui. Monterotondo, quando ci siamo trasferiti, era un paesotto di quasi-esclusivamente autoctoni che, per quanto ospitali e accoglienti, leggevano nel mio accento “strane differenze” esclamando spessissimo “Ma tu NON SEI DI QUI, vero?” (cosa che invece difficilmente succede a mia sorella trasferitasi “in fasce” nella ridente cittadina).

Se non è in questi posti il mio “di sempre”, come potrebbe essere a Siena dove ho trascorso il primo anno di università o a Oxford dove ho passato vari mesi nel 2004? E non può essere neppure in una delle località visitate “da turista”, ovviamente!
Roma è la città che più – credo – si avvicini ad esserlo, dato che ho concluso qui i miei studi universitari, ho qui la maggior parte dei miei amici più cari, e de 6 anni ci vivo e ci lavoroma su quasi 32 anni di esistenza questo è un tempo troppo recente e breve per farne un “di sempre”… semmai potrà essere il mio “di sempre” in futuro…

DI DOVE SEI? DIFFICILE DIRLO!

Sono molto legata a tutti i posti che ho elencato, in ognuno di questi ho fatto esperienze fondamentali che mi rendono ciò che sono, di tutti conservo splendidi quanto indelebili ricordi, ma al momento non posso rispondere a cuor leggero alla domanda “Di dove sei?”.

Per fare solo gli esempi più immediati: dei Ternani non ho più né l’accento, né la conoscenza approfondita dei luoghi; dei Monterotondesi/Romani mi mancano le origini e comunque vengono notate delle “strane inflessioni” nella mia “parlata”… il resto è la declinazione dell’ovvio.

SOLUZIONI PER TOGLIERSI D’IMBARAZZO

Quando sono all’estero la tattica è semplice e poco arzicocolata: “Sono italiana, vivo a Roma” e nessuno ha mai nulla da obiettare, tanto quasi tutti semplificano!

In Italia la questione è più delicata, vuoi per il campanilismo che contraddistingue solitamente gli Italiani, vuoi per la ricchezza di dettagli linguistici che è possibile cogliere. Nel tempo ho sperimentato varie tipologie di risposta e, per ora, quella più soddisfacente pare essere “Sono nata a Terni, ma vivo a Roma da una vita”: risposta che appaga la curiosità, risponde di per sé alle prime obiezioni sulle “stranezze” di accento e non appare evasiva (altra cosa che sembra indisporre l’interlocutore). Per i particolarmente esigenti c’è lo sciorinamento di una specie di albero genealogico per luogo di nascita che risale indietro di 3 generazioni (perché i miei 4 nonni vengono ovviamente da 4 luoghi differenti: Piemonte, Calabria, Abruzzo, Puglia)

I LATI POSITIVI DEL NON AVERE UN “DI SEMPRE”

La nota positiva di tutta la faccenda è che posseggo un grande orecchio per le lingue probabilmente donatomi dal fatto di aver trascorso l’infanzia contornata da infiniti dialetti sempre diversi, alcuni dei quali con un lessico del tutto differente dalla nostra lingua italiana: magari necessito di studiale la grammatica, ma la pronuncia non è stata mai un problema! 🙂

Oltre a questo ho una gran facilità di orientamento lasciatami in eredità dalla consuetudine di cambiar posto piuttosto spesso e dovermi, gioco-forza, “acclimatare” velocemente, dunque mappe, vie e punti di riferimento in poco tempo non hanno più segreti, caratteristica molto utile per una persona come me a cui piace molto viaggiare (posso dire di non essermi mai persa!); inoltre, se un posto mi piace, mi basta avere alcune delle mie cose e mi sento subito “a casa”, il ché in una società che paga la flessibilità, non è cosa da sottovalutarsi (potrei vivere più o meno ovunque)!

Se aggiungiamo che probabilmente devo a questa mia situazione anche l’aver sviluppato una notevole memoria visiva e un carattere, a detta di molti, particolarmente empatico, direi che comunque, “Di dove sei?” a parte, sono contenta così, senza un “di sempre” ma con parecchi “di quando…”. 😀

16 commenti
  1. Fabrizio SICHEL
    Fabrizio SICHEL dice:

    Ciao Alessandra. Ho letto con piacere questi appunti. Sei donna di mondo, nel senso che hai tanti campanili se vuoi. Mi piace il tuo spirito libero, indipendente e goloso di sapere e conoscere.
    Io sono un provinciale, nato e vissuto a Piacenza da genitori piacentini ma con nonno tedesco, di Monaco di Baviera. Come ti ho già detto, ho avuto la fortuna che mio padre, nelle ristrettezze economiche di allora e quindi a breve raggio, era appassionato di viaggi e cultura e me l’ha trasmessa.
    Ho avuto anche la fortuna di fare un lavoro, commerciale, che mi ha permesso di visitare tutta l’Italia.
    Il senso del campanile lo conservo però. A Piacenza si vive bene e te ne accorgi soprattutto quando sei via. Quindi se qualcuno mi chiede di dove sono..rispondo che sono di Piacenza, vicino a Milano, perchè in pochi la conoscono…ahahaha…ciao Alessandra…

  2. ale
    ale dice:

    Ciao Fabrizio!
    Grazie per questo tuo nuovo commento sul mio blog, per aver deciso di condividere qui un’altra tua esperienza. Ciò che scrivi, il tuo senso di appartenenza e la volontà di far conoscere l’ubicazione precisa della tua terra, è molto interessante per me che, come descrivo nel post, non appartengo ad un campanile, non uno solo quantomeno! 🙂

  3. Fabrizio SICHEL
    Fabrizio SICHEL dice:

    ciao Alessandra, infatti ti ho confessato il mio provincialismo….anche se sono sicuri di adattarmi in qualsiasi parte del mondo…
    Il mio è solo un non dimenticare le mie origini e altro…
    Fabrizio

  4. ale
    ale dice:

    A me non sembri affatto provinciale… un controsenso per chi sa adattarsi a molteplici situazioni e luoghi, non credi?
    Amare la propria terra di origine è ben altro… Io le mie origini le amo, tutte, dato che non ne ho una sola! 😉

  5. Fabrizio SICHEL
    Fabrizio SICHEL dice:

    Vero Ale, ma sai com’è, si dice così chi pensa alle proprie origini e rmane attaccato alla propria terra. Comunque, sto legggendo le storie di Lenore, sono all’inizio, quando va a trovare la bisnonna nell’ospizio e non la trova…
    E’ scritto in un modo particolare, linguaggio slang, occorre anche abituarsi alla punteggiatura…si..devo finirlo e poi ti dirò…un bacio Ale!
    PS: buon lavoro nella tua alcova….
    Fabrizio

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