#NeveaRoma metamorfosi di una città
Questo week-end ci ha regalato uno spettacolo anomalo quanto sorprendente: la neve a Roma.
Non i due fiocchi in croce che – bene o male – intravediamo ogni inverno da qualche anno a questa parte e che non fanno neppure in tempo a posarsi al suolo che son già sciolti, bensì diversi centimetri [le stime vanno da 10 a 35 e non saprei assolutamente a chi dar ragione… a spanne direi 15, anche per far contenti un po’ tutti 😉 ] di bianca coltre che ha ricoperto ogni cosa.
Dal punto di vista estetico uno spettacolo mozzafiato, dal punto di vista sociale una completa metamorfosi.
Innanzitutto il silenzio, un silenzio diffuso e morbido, rotto solo di tanto in tanto da gridolini di gioia o qualche latrato di cane che probabilmente testava se fosse diventato sordo: è bastato far sparire le auto per riuscire a sentire le tapparelle alzarsi a distanza di diversi isolati. Un silenzio a cui ci si abitua subito, lo si interiorizza, e al riprendere del normale traffico di quartiere si trasforma in qualcosa di nostalgico.
Insieme al silenzio la neve ha creato una particolare tipologia di stupore, quello entusiasta: tantissime persone – me compresa – con una gran voglia di andare in giro, nonostante non fosse proprio agevole, a far foto come turisti impazziti di gioia per immortalare la nuova veste della città. Eravamo ovunque e fotografavamo qualsiasi cosa: la neve sui cassonetti, la neve sui lampioni, la neve sulle panchine, la neve sugli alberi, la neve nei vicoli e nelle piazze, la neve sulle case, sulle fontane, sui monumenti, sulle auto, sui balconi… e ancora i cani e la neve, i bambini e la neve, gli estranei e la neve, il vicino del terzo piano che porta il cane in ascensore anche se è proibito perché poi puzza e la neve… Per poi invadere i social network con queste mille mila foto.
Come avrete notato sbirciando tra le foto, l’entusiasmo si è trasformato in follia, per alcuni, inducenoli a uscir di casa con sci, snowboard e slittini per provare a sciare al centro dei viali alberati o nelle ville, o a scivolare lungo le scalinate innevate del centro storico. Uno spettacolo assolutamente non-sense di cui spesso i protagonisti avevano età più che adulte, età da cui non ti aspetteresti pensate del genere, quantomeno per paura di esser riconosciuti nel quartiere una volta sciolta la neve.
La cosa che mi ha fatto più riflettere, però, è stato vedere bambini e genitori scendere insieme in strada o recarsi nelle bellissime ville romane per giocare, rincorrersi scivolando qui e lì, tirarsi palle di neve, costruire pupazzi, rotolarsi nel candore gelato e ridere, ridere a crepapelle facendo amicizia con chiunque. Queste scene e quelle di chi cercava disperatamente di aprirsi un varco tra i rami caduti o liberare le automobili dalla neve, di spalare i marciapiedi di fronte al loro palazzo insieme a coloro che – sino a quel momento – molte volte erano sconosciuti vicini di casa con cui ci si scambiava un saluto solo se costretti dagli angusti spazi degli ascensori [ne ho visti diversi darsi la mano per presentarsi prima di iniziare a faticare] sono state le scene che mi hanno maggiormente colpito.
Al di là di tutte le polemiche del caso relative a quali e quanti disagi potessero essere previsti e risolti preventivamente dalle autorità [personalmente in centro non ho visto neppure un addetto spalare neve per ripulire i marciapiedoìi e le strade, ovvero spargere sale per evitare gli scivoloni su scale e sanpietrini, o ancora eliminare i rami caduti per il troppo peso], a mio avviso la neve ha fatto un gran bene alla città.
Roma ha riscoperto la socializzazione e la solidarietà, il silenzio e la sua bellezza, ne dovrebbe far tesoro: dovremmo cercare di ricreare tali condizioni anche in assenza di allerta meteo di qualche tipo, popolando – almeno nel fine settimane – strade e ville per giocare e fare i turisti “in casa”, lasciando la macchina dove si è avuta la fortuna di parcheggiarla il venerdì sera e andare a piedi godendoci il panorama. Ci proviamo? 🙂
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C’è un racconto di Calvino, in “Marcovaldo”, che parla proprio di come la città può trasformarsi grazie alla neve, e dare anche un nuovo senso di libertà. Quando le attività umane, quasi tutte di tipo compulsivo, sono bloccate, la vita vera ne guadagna…