Personal brand: siamo fatti di cultura e linguaggio
Siamo fatti di cultura e linguaggio: le parole che si sceglie di utilizzare, i concetti che esse esprimono e le modalità in cui esse vengono veicolate, la prossemica e la gestualità contribuiscono a creare la percezione che si ha rispetto a un individuo, dunque sono parte del personal brand.
Vi siete mai chiesti come è possibile che di alcune persone si riesca a intuire immediatamente provenidenza e professione? Sicuramente indovinare “da dove viene” qualcuno non può dipendere solo da considerazioni legate al suo aspetto fisico che spesso attraverso alcune caratteristiche somatiche può dare degli indizi, così come avere un’idea del lavoro che fa non può derivare solo da intuizioni connesse al suo modo di vestire: in molti casi tali percezioni sono legate all’uso della lingua, al punto di vista che esprime e al comportamento che contestualizza tale comunicazione.
Il modo di scegliere i termini e di costruire le frasi, l’utilizzo di gerghi professionali, le inflessioni dialettali, l’intonazione che si usa nel parlare, ma anche le idee, i concetti e i valori che il liguaggio – sia scritto che parlato – esprime ovvero le implicite regole di prossemica che si rispettano e i gesti che accompagnano il discorso concorrono alla costruzione della percezione di una persona, del suo carattere e dello stato d’animo in cui si trova in un certo momento, di quelle che sono le sue capacità e competenze, della formazione e provenienza culturale…
Le abitudini linguistiche [sia gergali che gestuali], infatti, sono spesso legate e dunque cambiano a seconda del contesto in cui ci si trova, alla tipologia di interlocutore a cui ci si rivolge e allo strumento di comunicazione che si adopera: ognuno manda una serie di messaggi impliciti – oltre che espliciti – attraverso scelta del proprio comportamento durante una interazione e averne consapevolezza è oltremodo utile quando si ha cura del proprio personal brand.
Interessante – a tal proposito – l’iniziativa “You Are Your Words” dell’American Heritage Dictionary che, per lanciare la sua quinta edizione invogliando al passaparola in Rete, ha creato un sito web in cui gli utenti possano traformare il proprio ritratto fotografico in modo che rappresenti il loro modo di utilizzare la lingua.
Basta caricare il proprio ritratto o usare una webcam per scattarsi una foto istantaneamente, connettere l’applicazione a Facebook o Twitter, ovvero scrivere un testo ad hoc da copiare nell’apposito riquadro e settare pochi parametri grafici: si ottiene così la versione “word-based” dell’immagine scelta che è poi possibile condividere sui social network o semplicemente conservare per riflettere sull’uso che si fa ndella propria lingua. 🙂
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