Da azienda a network di professionisti: il mio punto di vista
Già da diverso tempo noto una propensione delle aziende specializzate nella fornitura di servizi – soprattutto nel B2B – a trasformarsi in network di professionisti. Negli anni cambiano le mode e cambiano le necessità: concetti come flessibilità, interazione, condivisione, divengono parole chiave fondamentali per ogni professione e rendono possibile trasporre il concetto di community virtuale in un format di organizzazione del lavoro.
Attualmente le nuove tecnologie e la necessità sempre maggiore di adeguarsi velocemente ai repentini cambiamenti del mercato, in generale sembrano penalizzare le le strutture complesse e rigide in favore di quelle più snelle e maggiormente ricettive nei confronti del web e del mobile.
Sempre più, si va verso organizzazioni a loro volta virtuali, capaci di replicare le dinamiche magmatiche delle community online nella realtà: i network di professionisti.
Ovviamente, per esperienza diretta, il primo esempio che posso portare è quanto avvenuto nel settore della comunicazione. Per le agenzie negli ultimi anni sono cambiate molte cose: dalle denominazioni sempre più specifiche e specialistiche, alle dimensioni sempre più ridotte.
Per quanto riguarda i contenuti e le competenze professionali si è passati da strutture basate sull’etichetta di studio grafico a quella di agenzia pubblicitaria, poi alla “moda” della comunicazione integrata e infine alle specializzazioni delle web agency, delle agenzie di eventi e delle società di pubbliche relazioni. Tutto ciò cercando di ottenere strutture organizzative che fossero più semplici da gestire e che riuscissero a star dietro al moltiplicarsi delle tecnologie e degli strumenti di comunicazione a disposizione delle aziende clienti per veicolare i propri messaggi, nonché all’aumento delle competenze di interpretazione delle strategie, valutazione e partecipazione attiva alla produzione da parte del consumatore.
Queimada – Brand Care, la società di cui sono titolare insieme a Vincenzo Bernabei, è ormai in attività da 7 anni: nata come agenzia di comunicazione integrata, definitasi agenzia di branding, marketing e comunicazione per lungo tempo, da un paio di anni ci appare come uno strumento ingombrante e forse obsoleto per lavorare in questo settore. Il web e l’ADSL hanno fatto in modo che divenisse tanto più comodo, veloce e produttivo non lavorare necessariamente condividendo lo stesso luogo fisico, che gli incontri con i clienti si diradassero sempre di più poiché sostituiti da email e videocall. Per più di un anno la sede operativa è rimasta semi-deserta e ha iniziato a costituire uno spreco di risorse piuttosto ingente in un periodo in cui, oltretutto, sembrava meglio per tutti fare scelte economicamente oculate.
Per due anni siamo rimasti a osservare, sperimentando come fosse molto più agevole lavorare “in rete” con altri professionisti che potessero organizzarsi per portare avanti più progetti contemporaneamente a loro piacimento, potendo “comporre” ogni volta un team di lavoro basato esclusivamente sulle necessità contingenti senza più limitazioni di complessità legate alla struttura.
La condivisione del rischio ha aumentato la qualità del lavoro, portando di conseguenza all’ottimizzazione dei tempi e dunque alla massimizzazione dei ricavi per ognuno.
Il network di professionisti, inoltre, permette a tutti i suoi componenti di ampliare il proprio mercato di riferimento, per esempio lavorando come consulenti per aziende che hanno comunque una propria area di comunicazione e marketing o con altre agenzie più grandi che non si sono ancora specializzate in alcune materie o – non avendo più vincoli di orario da rispettare – diversificando i propri servizi e dedicando del tempo ad attività “collaterali”, come la formazione.
Amio avviso, questo tipo di struttura organizzativa diverrà molto diffusa in futuro in diversi settori poiché consente di rinunciare allo strumento societario in favore della semplice partita iva, quindi permette di abbattere alcuni dei costi di gestione grazie al cambiamento – almeno in parte – del modo di lavorare, ma senza rinunciare alla propria professionalità, anzi potendo contare sul fatto che il risultato ottenibile dal network sia superiore alla somma delle individualità che esso contiene per ogni specifico progetto.
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Buonasera Alessandra,
ho trovato interesse il suo articolo intitolato ‘Da azienda a network di professionisti: il mio punto di vista’.
Noi ci stiamo muovendo nella stessa direzione. Network di professionisti (intelligenza artificiale nello specifico) anzichè srl o similare.
Ha trovato altri esempi di aziende/network? Come vi organizzate per avere identità di azienda?
Grazie mille. Saluti.
Andrea
Ciao Andrea,
diamoci pure del tu.
Grazie per il commento, sono ovviamente molto contenta che l’articolo sia stato di tuo/vostro interesse.
Con il mio team, al tempo, avevamo fatto uno studio relativo ai casi di successo in tal senso, ma è stato troppo tempo fa per risultare oggi rilevante.
Rispetto all’identità di network dipende veramente dal modello di business che si utilizza rispetto ai pubblici target, noi abbiamo più di una identità che utilizziamo a seconda dei progetti.
Se volessi approfondire il discorso ed eventualmente valutare un mio supporto da consulente sul tuo/vostro caso specifico sono disponibile a organizzare un meeting virtuale, senza impegno. Nel caso, scrivimi su ale@brandcareonline.com o clicca sull’icona a forma di lettera che trovi a destra del menu del sito.
Saluti,
Alessandra