“Ultime notizie dal Sud” di Luis Sepúlveda [libro]
Ultime notizie dal Sud è l’ultimo – ma solo in ordine di tempo – libro di Luis Sepúlveda: non si può dire sia un romanzo o una raccolta di racconti, nonostante il lettore – a mio parere – sia indotto a viverlo come tale; è sicuramente un reportage completato dalle splendide fotografie di Daniel Mordinski, nonostante chiamarlo così sembri assolutamente riduttivo; credo che la cosa che più può darne l’idea sia descriverlo come la condivisione di un’esperienza di viaggio sia “geografica” che “interiore”.
Ho divorato il libro in un lampo – meno di un paio d’ore, credo, complice il fatto che “è scritto grande” – profondamente incuriosita da quegli stralci di esperienze, tra il racconto tipico della narrativa e il reportage giornalistico: troppo emotivamente coinvolgenti e razionalmente talvolta assurde per essere “giornalismo”, terribilmente reali da non essere “letteratura”.
Tra le parole che Sepúlveda utilizza per condividere i suoi ricordi di viaggio e le fotografie di Mordinski si crea un bellissimo dialogo, una sorta di alternarsi di pieni e di vuoti che incuriosisce e spinge a leggere “a perdifiato”: le fotografie, alquanto stranamente, riescono a non interrompere il flusso della narrazione dell’esperienza, né la creazione di immagini nella mente del lettore che avidamente procede tra le righe, bensì magicamente completano il racconto di alcuni dettagli senza ridurne la magia.
Tra le righe della pubblicazione è percepibile che sia passato del tempo tra l’esperienza del viaggio e la stesura del libro – come d’altra parte ammette anche l’autore nella premessa – si “sente” che quei racconti siano stati già più volte testati e condivisi, che in parte si siano chiariti grazie al trascorrere dei giorni e alla paziente quanto lunga ricerca dei termini più adatti a fissarli su carta, ma questo non solo non li sminuisce, bensì ne esalta la bellezza, ne leviga le superfici, ne immalinconisce la percezione, donandogli la patina del valore del ricordo indelebile, altrimenti invisibile.
Il libro di Sepúlveda è il racconto di un abile osservatore in viaggio. Gli occhi attenti e stupiti di chi osserva e narra, divengono gli occhi del lettore. Lo stupore di quello sguardo è di una tipologia particolare, quella di chi sa e ritiene di dover essere preparato e consapevole di quel che sta vedendo, ma che proprio non riesce a non rimanerne sorpreso e incantato.
Ultime notizie dal Sud si legge così velocemente che non voglio anticiparvi nulla, se non che la storia che mi ha maggiormente incantato è “Il Tano”, brano surreale quanto coinvolgente: non so quanto dall’autore sia stato interpretato o romanzato, so solo di aver pensato che c’è un liutaio in tutti noi, dobbiamo aver solo il coraggio di vagare alla ricerca del ceppo giusto da forgiare indipendentemente da dove ci guidi il nostro istinto, senza mai accettare di esser visti come completamente folli, perché quando troveremo il legno giusto chi ci creadeva folli dovrà ricredersi.
P.S. Temo che per un po’ non scriverò altre recensioni su libri: da qualche giorno ho iniziato a “scalare” le oltre 1.000 pagine di “Infinite Jest” di David Foster Wallace e credo mi ci vorrà un bel po’ di tempo. 😉
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