Cappuccetto Rosso al Master IED in Brand Management [esercizi di stile]
Diverse lezioni del Master IED in Brand Management sono focalizzate sulla scrittura: analisi delle bodycopy e delle headline di campagne pubblicitarie, stesura di comunicati stampa, web writing per siti e blog comprensiva di SEO, contenuti per social media e social network, storytelling in generale…
Una delle esercitazioni assegnate agli studenti del master da Vincenzo Bernabei consisteva nel reinterpretare la fiaba di Cappuccetto Rosso ispirandosi al celebre “Esercizi di stile” di Raymond Queneau e inserendo successivamente al suo interno almeno 3 azioni di product placement.
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Ho avuto modo di leggere i lavori messi a punto dagli studenti e ne pubblico qui un paio a mio avviso meritevoli di essere letti per la capacità di creare atmosfera e di variare lo stile della nota fiaba.
“Cappuccetto Riot” di Agnese Iannone
Mi chiamano Cappuccetto Rosso.
Vivo con mia nonna da quando mio padre è agli arresti.
Di mia madre non so più niente e comunque non ricordo nulla. Se lei fosse rimasta forse la mia vita sarebbe stata diversa, avrei fatto colazione sarei andata a scuola e tutte quelle cose lì che passano in televisione.
Il Samsung l’ho rubato, quindi non conosco altra vita che questa, e oggi mi tocca anche lasciarla perchè ho ammazzato un uomo e quando ammazzi un uomo in questa vita devi scappare.Non è la polizia a preoccuparmi, è il branco che mi fa paura.
I poliziotti qui li chiamiamo “i cacciatori”, girano con gli Hummer e controllano le case, ma il più delle volte fanno solo un gran rumore e non beccano mai nessuno.
Il branco si muove silenzioso, a volte ti imbatti in un membro da solo e pensi sia fatta, di poterne eliminare almeno uno, ma all’improvviso ti sono addosso tutti gli altri. Il branco è famelico.
Stamattino ho messo su la felpa, infilato le Converse e tirato il cappuccio sulla testa per coprire i capelli biondi (è un colore che da queste parti attira l’attenzione). Sono uscita per cercare da mangiare (la nonna è troppo vecchia per occuparsi di me, ora sono io che mi occupo di entrambe). Sono tornata salendo le scale a due a due, veloce perchè il branco gira, e l’ho trovato lì, il sadico, a parlare con la nonna. Le parlava, il bastardo, le spiegava lentamente e con le lame sottolineava le parole.
Ho sparato.
Mia nonna è la mia famiglia, anche se è vecchia ed è un peso ormai, è l’unica che mi intreccia i capelli biondi.
Ma adesso andiamo, nonna, il buio si allunga sulle strade e sento già il loro fiato sul collo.“Cappuccetto Rosso” di Riccardo Spagna
L’odore del bosco si confonde con il sapore acido della pioggia. Non è la serata ideale per andare dalla nonna.
Piove da 3 giorni e il fango mi rallenta, ma almeno i lampi fanno un po’ di luce in questa oscurità.
Dovrei pensare ad altro. No! Dovrei cominciare a correre.“Questo posto è marcio, come è marcio chi ci vive”. La mamma mi aveva avvertito, girata di spalle mentre si piazzava davanti alla tv. Aspettava come tutte le sere il cacciatore, il suo nuovo amante, che veniva a trovarla impregnato dell’odore di sangue e alcool.
Dovrei pensare ad altro. Non ci riesco. Mi sento osservata. Corro.Un altro lampo mi illumina l’orizzonte e vedo la casa. La vecchia sarà sicuramente a letto, speriamo almeno si alzi per aprire.
Busso, ma la pioggia è talmente forte che copre il rumore del pugno sulla porta.
Comincio a urlare: «Apri cazzo, sono zuppa!!!». Finalmente i lucchetti. «Fammi entrare che mi asciugo.»Tolgo il cappuccio e la puzza mi entra direttamente nel cervello.
Mi viene da vomitare, ma realizzo subito. Lo riconosco. Non alzo neanche gli occhi. Un attimo e apro il cestino.
Chiunque si trovasse sotto quella vestaglia non si accorse di niente. Stecchito a terra. Un colpo solo.
La mamma mi aveva avvertito.Proposte di posizionamento di brand:
- CSI MIAMI: la mamma potrebbe guardare in Tv una serie televisiva, magari una crime series
- PINKO: alla fine Cappuccetto Rosso si toglie il mantello e indossa vestiti PINKO
- DC COMICS: potrebbe essere lo spot per il lancio di una nuova serie di graphic novel, magari che abbiano per tema principale le fiabe stesse
Dopo aver letto i loro lavori non ho potuto fare a meno di dedicare qualche minuto io stessa all’esercizio, tanto per divertirmi un po’: di seguito la mia interpretazione e ogni commento è particolarmente gradito! 🙂
“Quella-stronza-de-Cappuccetto” di Alessandra Colucci
Ciao sò Luigi e sò tre ggiorni che nun bevo…
Mi chiameno Er Lupo perché da regazzino mozzicavo a tutti all’asilo… sò andato avanti così fino alle medie… er soprannome è rimasto…
La mia dipendenza dall’arcol è iniziata quando ho incontrato Quella-stronza-de-Cappuccetto…
La chiameno Cappuccetto Rosso perché la stronza faceva la mignotta de lusso all’ingresso di Villa Borghese e c’aveva sempre appresso i preservativi alla fragola.
Che c’entra Cappuccetto cor fatto che bbevi, direte voi? C’entra, c’entra! È ‘n’infame che m’ha arovinataavita!È che quando l’hanno portata ‘n questura perché smignottava pe’ Villa Borghese, la stronza ai sbiri gliè andata a raccontà che ero io che la obbligavo, insieme ar tipo che chiameno ‘A Nonna (lo chiameno così perché pe’ controllà le puttane sue se traveste da vecchia co’ tanto de bbastone, scialletto e parannanza… tutto ricurvo che pare ‘na vecchia vera!).
‘Nzomma Quella-stronza-de-Cappuccetto ai sbiri gliè va a raccontà che semo noi che la obbligamo, che lei è ‘na poraccia co’n fijo piccolo… che poi, piccolo, quello già cià un soprannome da ‘nfame com’aa madre, Er Cacciatore, lo chiameno, perché a tre anni già va’ngiro p’aa Villa a dà la caccia ai sorci pe’mmazzalli a legnate… Ma è corpa da’A Nonna (er padre) che cià regalato a mazza a besboll che lo voleva fà cresce ammericano…Pe’e cazzate de Quella-stronza-de-Cappuccetto ho perso er lavoro da riparatore radio tivvù, che c’avevo puro studiato all’ENFAP de Monterotonno pe’ specializzamme, mi moje m’ha lasciato (quell’antra stronza) e m’ha sbattuto fori de casa, me sò fatto tre mesi de gabbio prima che capissero che nun c’entravo gnente co’ Quella-stronza-de-Cappuccetto e sò finito a vive sott’iponti co’n Tavernello (che nun è er massimo, ma se fa bbeve) sempre ‘n mano, a fà l’elemosena e pregà pe’ scrocca ‘na Marbòro, che sò le mejo sigarette.
Mò, però, va mejo, ho messo sù un business de spaccio sott’i ponti, me sò rimorchiato ‘na bbella regazza per bene (fa la mignotta ‘n casa, mica pe’ strada), e ciò ‘n piano pe’ fà fori ‘A Nonna e Er Cacciatore co’n mix de Lisoform e Coca Cola pe’ falla pagà a Quella-stronza-de-Cappuccetto, fosse l’urtima cosa che faccio.
Nun bevo da tre ggiorni, anche se è stata dura fare a meno der Tavernello… sò orgojoso di me, è un traguardo importante!
Per info sul master potete visitare il sito, telefonare allo 0670703032-33 oppure inviare un’e-mail a master@roma.ied.it
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La versione di Agnese è fantastica, bella atmosfera scura e avvolgente, lascia un segno.
Ciao Giulia, ti ringrazio per l’apprezzamento che hai mostrato al racconto. Sono ancora agli inizi di una carriera spero fatta di scrittura e parole e il tuo incoraggiamento mi arriva davvero gradito.