Pupille & Papille – A pranzo a “La Locanda di Bacco” [Monterotondo]
In vista delle feste, in maniera direttamente proporzionale alla voglia di rivedere parenti e amici e trascorrere finalmente con loro un po’ di tempo, si moltiplicano come funghi le occasioni “mangerecce”. Qualora fosse “sazi” dei panorami romani, ma non del buon cibo e buon vino, senza farvi percorrere distanze siderali vi consiglio di organizzare una gita fuori porta a Monterotondo e prenotare un tavolo a “La Locanda di Bacco”.
MONTEROTONDO
Ho vissuto parte della mia infanzia e tutta la mia adolescenza a Monterotondo. Seppur fosse discretamente diverso da come appare oggi, ho sempre pensato che sia una graziosa cittadina, molto vivibile soprattutto se si hanno dei figli e non si amano i ritmi frenetici della città, ideale nel caso in cui non si abbia neppure voglia di ritirarsi nella serenità – a volte eccessiva – della campagna.
Situato a circa 20 kilometri a nord di Roma [e a questa collegato anche dalla linea ferroviaria metropolitana FR1], Monterotondo è proprio all’incriocio tra la via Salaria e la via Nomentana e – a differenza di parecchi altri centri nelle immediate vicinanze della capitale – è un centro abitato abbastanza grande [conta oltre 40.000 abitanti], molto vivo [fortunatamente non è solo un paese-dormitorio], dotato di buone infrastrutture e servizi che lo rendono alquanto autonomo e autosufficiente sia in fatto di formazione che di divertimento.
Come tutti i centri di origini medioevali, Monterotondo sviluppa il suo centro storico e commerciale intorno al Duomo, alla sua piazza e al Castello [oggi sede degli uffici comunali, ma un tempo appartenente alla famiglia Orsini-Odescalchi] e si fa apprezzare anche grazie alle due aree pedonali che contribuiscono a rendere gradevole il passeggio, soprattutto quando – ogni seconda domenica del mese – tutto il centro diviene teatro della fiera dell’antiquariato.
IL RISTORANTE
“La Locanda di Bacco” si trova al margine estremo del centro storico della cittadina e dalla strada risulta un po’ nascosto a causa della poca evidenza dell’insegna. All’interno il locale non è non molto grande [saranno circa 30-40 coperti a occhio], ma l’atmosfera immediatamente si dimostra accogliente, intima e curata in ogni dettaglio: gli arredi in legno scuro dallo stile rustico ed elegante al tempo stesso; le sedute rivestite e il tovagliato in tinta perfettamente apparecchiato; le carni esposte, il fuoco acceso in attesa dei cibi da cuocere alla brace o alla griglia. Un po’ buio, forse, ma non tanto da non perdonarglielo.
Per quanto riguarda lo staff, dire che è cortese e preparato è sicuramente riduttivo. I modi della proprietaria nell’esporre il menu sono un incrocio tra la professionalità di un maître d’esperienza e l’abilità di narratore di un cantore di gesta eroiche. Ognuno è pronto all’ascolto, al sorriso, al gesto aggraziato e gentile. E poi, una volta ordinato, il cibo fa il suo ingresso trionfale.
Ogni piatto è un tripudio di forme, colori, aromi e gusti. Ogni specialità è tanto abilmente descritta e presentata quanto accuratamente cucinata e impiattata. Si comincia a mangiare con gli occhi, prima di assaporare le pietanze.
Purtroppo non ho una memoria abbastanza buona da ricordare il nome dei piatti, ma non importa perché sarete sicuramente ben consigliati: tutti ingredienti stagionali, carni italiane di qualità elevata, ricette della tradizione rivisitate abilmente dalla creatività dello chef.
Il resto lo scoprirete da voi… e poi ditemi se avevo ragione a consigliarlo! 😉
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Cuondoglianze a tutti il ristorante