Kit Kat - branded content

Kit Kat riempie i break con i branded content… E il mio blog va in pausa tutto Agosto. Buone vacanze!

Non vado in vacanza ad Agosto neppure quest’anno, ma per godermi un po’ di più le mie finte-ferie ho deciso di prendermi un break dal blogging [la prima volta in 4 anni] per il prossimo mese.
Buone vacanze, ci si becca il 2 settembre alle 7:14, puntuali! 🙂

Tanto per rimanere in tema “pausa”, Kit Kat, sulla propria Pagina Facebook rumena, trasforma i break in branded content che consentano di esperire direttamente la marca durante le pause da studio e lavoro: qui quando?.

È da 75 anni che Kit Kat ci ripete “Have a Break, Have a Kit Kat”, ma rendendosi conto che “era di Facebook” è l’era dell’esperienza e dell’interazione, ha deciso di offrire ai propri fan la possibilità di avere un break realmente, non solo dicendolo, ma iniziando a offrire consigli e indicazioni riguardo come trascorrere i propri momenti di pausa, per poi direttamente produrre e offrire branded content “facili da digerire” che potevano trasformarsi essi stessi in una pausa.

“The Five-to-Two news” è un progetto di contenuti brandizzati Kit Kat che parte dall’abitudine un po’ di tutti di trastullarsi di fronte al computer per qualche minuto dopo pranzo, solitamente con una drammatica voglia di dolce. Esattamente alle 13:55 di ogni giorno, sulla propria pagina Facebook ufficiale, la nota marca di snack posta la quotidiana dose di news divertenti da leggere e guardare: gossip, notizie estere, sport, videogame, spettacolo, musica, eventi, tecnologia… e il 90% dei contenuti sono ideati e confezionati il giorno stesso in cui vengono postati, dunque assolutamente attuali e pertinenti. Il risultato in termini di interazione e notorietà è stato strabiliante: guardate la fine del video, se non ci credete! 😉

[via]

Altro sui branded content:
Brand Storytelling – ovvero – Il mio quinto articolo su Comunicando
Gus&Ben: branded content anche per Misura
– Voglia di branded content [direct marketing]
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5 commenti
  1. Roberto Grandicelli
    Roberto Grandicelli dice:

    Allora: La Coca-cola ci vuole convincere che la Zero è in tutto e per tutto uguale alla Tradizionale ma per farcela gustare deve utilizzare l’inganno: camuffarle l’etichetta. Questo il duplice effetto: il consumatore si sente comunque tradito e passa il messaggio che, se serve l’inganno, vuole dire che il prodotto proprio uguale non è; in secondo luogo è la stessa Coca-cola che glielo conferma perchè la confezione si presenta con colori ben differenti. A mio giudizio la strategia corretta sarebbe produrre la zero zuccheri con l’etichetta rossa tradizionale, facendo passare il messaggio che per Coca-cola non c’è davvero più differenza nel sapore e, pertanto, non vi è ragione di produrla zuccherata se non per i “nostalgici” i quali troverebbero la zuccherata con l’etichetta noir. Quindi: chi la desidera Zero si sente confortato dal fatto che è stata “istituzionalizzata” a riprova del fatto che, a parte gli zuccheri, tutto è rimasto inalterato e che sta in effetti consumando lo stesso prodotto. Chi non fa caso agli zuccheri la compra “Zero” ovvero con l’etichetta rossa così come l’ha sempre acquistata e chi la vuole scientemente con lo zucchero sa anche che è sicuramente come la Coca-cola che ha sempre bevuto perchè nulla è cambiato nei componenti. Vi pare ?!? E’ gradita l’opinione degli amici lettori e di Alessandra naturalmente !!!!!

  2. ale
    ale dice:

    Ciao Roberto,
    scusa se il mio commento ti sembrerà tardivo, ma il mio blog pare abbia deciso di cestinare la mia precedente risposta e me ne sono accorta solo ora.
    Apprezzo la tua riflessione riguardo al brand Coca Cola e alla comunicazione relativa alla versione “Zero”, concordo sul fatto che sia molto strano camuffare un prodotto da un’altro per indurne la prova e ti confido che mi son chiesta più volte il motivo di tale decisione che dal mio punto di vista è alquanto rischiosa dato che i target dei due prodotti sono quantomeno in parte differenti [è presumibile che la Coca Zero entri in competizione con la Light piuttosto che con la “Tradizionale”, non credi?].

    Ritengo che ci siano motivazioni legate a strategie di lungo periodo, forse relative alla ristrutturazione del paniere di prodotti Coca Cola, che sostengono le scelte creative dell’attuale campagna condotta per la promozione della Coca Zero, ma attualmente non credo di avere tutti gli strumenti e le informazioni necessarie a interpretare tale messaggio sino a comprenderne tutti i passaggi, da un punto di vista marketing.

    D’altra parte non concordo con la tua posizione: la zero zuccheri con l’etichetta rossa genererebbe una sovrapposizione di immagine tra prodotti differenti per contenuto e identità, non potendo evitare poi di creare caos durante la scelta d’acquisto, il ché a sua volta porterebbe a un errore comunicativo anche grave nei confronti dei consumatori che allora, sì, si sentirebbero fortemente traditi.

    Credo ci resti solo di aspettare per vedere come evolverà la comunicazione della Coca Cola Zero e quali cambiamenti più o meno profondi nasconde 🙂

  3. Roberto Grandicelli
    Roberto Grandicelli dice:

    Intanto un tocco di.. blogglobalizzazione:
    vi sto postando dal Nordiska Museet di Stoccolma!
    Sono venuto a verificare il benvenuto della Coca-cola ai visitatori dei paesi scandinavi.. ricordate?!?
    🙂
    Rigrazio Ale per la risposta.
    In realtá mi duole constatare la stasi ed il silenzio nel quale si é tumulato il mondo della comunicazione al quale il blog é rivolto e che, é dimostrato, il mondo della comunicazione frequenta.
    Nessun output generato. Nessun commento, nessuna considerazione, nessun valore aggiunto.
    Nessuno scambio.
    Eppure il materiale che ci sottoponi trasuda di spunti per innescare analisi.
    Seguirá analisi delle motivazioni…

    Un hey hey a tutti!!!!

  4. ale
    ale dice:

    Ciao Roberto,
    nel tempo commenti e dibattiti che partono da un post si sono spostarti sui vari social network attraverso i quali questo viene veicolato: si tratta di un agire più immediato, spesso più sintetico [retweet e “mi piace” permettono di esprimersi anche a chi è sempre di corsa] e dà la possibilità di coinvolgere potenzialmente chiunque. 🙂

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