La Biennale di Venezia

Venezia vol. 2/5 [la Biennale: Arsenale]

Seconda puntata [delle 5 totali, abbiate pazienza!] delle mie finte-ferie agostane 2013 immersa nell’arte contemporanea della 55° Biennale di Venezia e non solo. Oggi il racconto delle esposizioni dell’Arsenale che a mio avviso andrebbero viste.

Non ero mai stata alla Biennale di Venezia e devo dire che sono stata molto contenta di esser “capitata” in laguna proprio in tale occasione: nonostante non ne sia rimasta abbagliata, tra le tante cose viste, non sono state poche le opere che son riuscite a stupirmi o a farmi riflettere.

Dell’Arsenale ricorderò [e ne trarrò spunti creativi per molto tempo]:

  • Le delicate foto in bianco e nero di ghiande e fiori di Christofer Williams
  • Le vedute aeree di nubi, monti e città dai regolari reticolati di Eduard Spelterini [che ho cercato di immortalare senza molto successo]
  • Le sovrapposizioni video di Camille Hernot in “Grosse Fatigue”
  • Le riproduzioni certosine conchiglie spiraliformi di Stefan Bertalan
  • L’impresa titanica di R. Crumb nell’illustrare il libro della Genesi per intero
  • Le sgargianti opere tessute da Papa Ibra Tall
  • La mastodontica composizione fotografica di Michael Schmidt in cui il cibo fa da protagonista
  • I manichini di Karl Schenker trasformati in bellezze d’altri tempi, praticamente indistinguibili dalle modelle e dalle star del periodo [1925]
  • Le grandi tele mutati per incanto in grigie lastre di metallo da Wade Guyton e le opere dal sapore dadaista di Albert Oehlen posizionate lì vicino, come a far da contrasto
  • Le danze di luci nel buio di Otto Piene

Questo nella parte espositiva principale, ma notevoli anche alcuni padiglioni “nazionali” [pur trovando obsoleto il concetto di “nazione”, ormai, tanto più in ambito artistico… mi fa molto “Olimpiade”, come ha commentato Vincenzo Bernabei!]:

  • L’Argentina, grazie a Nicola Costantino, commistiona abilmente “realtà”, audiovisivi e suggestioni sonore
  • La Santa Sede non poteva parlar d’altro che di Creazione [by Studio Azzurro], De-Creazione [by Josef Koudelka] e Ri-Creazione [by Lawrence Carroll]: io ho apprezzato soprattutto gli ultimi due [il trittico di Josef Koudelka avrei voluto portarlo via con me e la tela con le lampadine di Lawrence Carroll mi ha ispirato moltissimo]
  • Nel padiglione del Sudafrica non potrete non restare affascinati dalle “sculture di libri” di Wim Botha, stupefacenti per la tecnica quanto per la precisione del dettaglio, nonché dalle fotografie dal un bianco e nero soave di Andrew Putter, raffiguranti un presente dal sapore di passato
  • Suggestiva l’esposizione indonesiana, ma ancora di più quella dell’IILA in cui si veniva inebriati dal profumo delle spezie e dall’esplosiva creatività degli artisti esposti
  • Del padiglione cinese ho amato [anche perché ho riso molto] soprattutto le opere di Wang Qingsong che sembrano riflettere con molta ironia sull’importanza dello studio e della ricerca mettendone in evidenza esagerate controindicazioni
  • L’Italia mi ha piacevolmente stupito con un’esposizione composta di opere che in maniera differente si interrogano sul rapporto tra suono e silenzio, tra il tutto e le sue parti: in particolare da non perdere la passeggiata su “Due” di Massimo Bartolini, resa ancora più interessante dalla commistione con i cinque lavori di Giuseppe Chiari; lo stesso vale per la camminata su “The dry salvage” di Elisabetta Benassi per raggiungere “Piccolo sistema” di Gianfranco Barucchello, entrambi di grande stimolo alla riflessione; e non potrete uscire dal padiglione prima di esservi riempiti gli occhi con la composizione grande come una grande stanza di Marco Tirelli e la meta-esposizione di quadri [l’opera si chiama “Quadri di un’esposizione”] di Giulio Paolini che vi lascerà senza fiato per la sua purezza

Naturalmente non è che abbia saltato gli altri padiglioni [ho anche girovagato parecchio per il “Giardino delle Vergini” all’interno dell’Arsenale, denso di splendide sorprese], ma sicuramente questi – per me – sono quelli veramente degni di nota: ecco le immagini.

Ora son certa che vorrete sapere cos’altro ho visto, vero? Tranquilli, ho in serbo per voi altre 3 puntate di Biennale e non solo: la prossima è sui Giardini della Biennale! 😉

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