Parigi a Marzo: l’arte
Il reportage del mio viaggio a Parigi continua. A questo punto non mi resta che farvi venir voglia di prenotare il primo volo raccontandovi delle meraviglie artistiche di cui mi son riempita gli occhi e che mi torneranno tanto utili durante le prossime “sedute di brainstorming” per l’ideazione di strategie di branding, fantastici spunti da dare in pasto al famelico pensiero laterale.
Come detto, a Parigi ero già stata diverse volte in passato e il bello in questi casi è che si attenua l'”ansia da prestazione turistica” che credo assalga praticamente tutti quelli che visitano per la prima volta una città così bella, così grande e così piena di cose da vedere: è vero che avevo a disposizione meno di 3 giorni, ma molte cose le avevo già viste e fatte, dunque ho potuto scegliere di concentrarmi su pochi dettagli e molto contesto.
Ho visitato nuovamente il Musée d’Orsay [che, tra l’altro, oggi gode di uno splendido marchio di una disarmante ed elegantissima semplicità] per il grande spazio che dà agli impressionisti, per la mostra dedicata a Van Gogh e per il focus sull’arredo in stile liberty [che mi fa impazzire!].
Ho visitato nuovamente il Centre Pompidou – anche detto Bebourg – perché l’arte contemporanea in mostra in uno dei musei che ho maggiormente amato non poteva essere tralasciata e per l’interessante esposizione delle foto scattate da Henri Cartier-Bresson [ah, vi ricordo che l’entrata è sulla piazza, se la fila che state facendo va verso il retro vuol dire che siete in coda per l’entrata in biblioteca: ve lo assicuro perché io ho inizialmente sbagliato fila! 🙁 ] e vi assicuro che in quella struttura le opere d’arte possono contare su un tocco di magia in più.
Poi ho “semplicemente” passeggiato.
Ho passeggiato sulla “rive gauche” della Senna osservando le bancarelle dei librai e i bateau-mouche che lenti mi superavano.
Ho passeggiato tra le strade del Quartiere Latino e di fianco a La Sorbonne meravigliandomi ancora per quanto sia enorme, sino ad arrivare a scorgere le guglie di Notre Dame da lontano e vederle a poco a poco rivelarsi da dietro i tetti.
Ho passeggiato costeggiando Le Jardin du Luxembourg e Les Invalides, sono passata attraverso Le Champ de Mars con gli occhi fissi sulla Tour Eiffel, ci son passata sotto per poi salire sul Trocadéro e rimirarla da “dietro”, proseguendo verso l’Étoile e l’Arc de Triomphe per immergermi nella folla degli Champs-Élisée.
Son passata vicino al Grand Palais e magicamente ho avuto modo di ammirare la proiezione “L’origine du monde” di Miguel Chevalier, direttamente sui marmi bianchi dell’enorme monumento; mi sono seduta nel cortile del Louvre per osservarne le splendide facciate e riflettere sulle piramidi di cristallo che ne hanno mutato la prospettiva, sul passato, la storia e i ricordi; mi sono spinta sin davanti al Moulin Rouge perché da bambina le sue luci mi avevan fatto effetto, per poi salire fin [quasi] al cucuzzolo di Montmartre pensando alla trama de “Il meraviglioso mondo di Amelie”, all’importanza che il film dà al “ruolo” della voce narrante e a come sia simile a quel che succede in alcuni libri di David Foster Wallace… ma sempre continuando a canticchiare mentalmente Edit Piaf.
Ho visto tanti luoghi, li ho riportati alla mente tra i ricordi, ho svuotato i pensieri per riempirli di cose nuove, ma anche di alcune apparentemente vecchie. Tornare a Parigi è stato bello.
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