Verso occidente l’impero dirige il suo corso di David Foster Wallace [libro]
Il nono libro firmato da David Foster Wallace che ho scelto di leggere ha un titolo alquanto enigmatico: “Verso occidente l’impero dirige il suo corso”. Si tratta di un quello che viene definito un racconto e a me sembra più un romanzo, in ogni caso una storia in cui è sicuramente “occidente” il protagonista: come punto cardinale, come metafora, come filosofia di consumo, come direzione del viaggio dei sei personaggi che per quasi tutto il libro si ritrovano stipati nella stessa auto. Assolutamente da leggere.
David Foster Wallace, ancora una volta, replica in questa opera la propria magia: fonde elementi verosimili a situazioni surreali; disegna i suoi personaggi attraverso l’accurata scelta di termini, aggettivi, nevrosi e professioni. Stavolta mette nella stessa auto un pubblicitario fissato con i sondaggi, suo figlio nei panni di Ronald McDonald, una poetessa/scrittrice postmoderna autrice della frase “i nomi verbalizzavano via, avverbialmente aggettivali”, un arciere con una dipendenza notevole da rose fritte, una hostess dal volto arancione e un sedicente attore di spot.
Già solo con queste premesse si poteva tirar fuori un fantastico libro, ma per DFW non poteva bastare, ha dovuto aggiungere al tutto un panorama di sterminati campi di pannocchie, un mega evento pubblicitario firmato McDonald basato su una Casa Stregata concettualizzata in un romanzo, un antiparassitario trasformato dalla chimica e dal marketing, la storia di un amore e quella di un non-amore nato da una non-passione, una gravidanza più o meno isterica, un gruppo di cinesi alla scoperta dell’ovest… e mille altre situazioni, dettagli, aneddoti, contesti.
Foster Wallace, in “Verso occidente l’impero dirige il suo corso”, dona al lettore la possibilità di leggere il suo libro come un racconto, tanto per passare il tempo, ovvero di vederlo come un saggio critico sul settore pubblicitario, sui media e sul consumo, o ancora come un’analisi della degenerazione della letteratura postmoderna, ma anche – per me – come una lunga azione di product placement letterario [in primis, da parte di McDonald’s, ma non solo].
Dal punto di vista linguistico, anche nella traduzione in italiano, il libro è geniale quanto esilarante: racconto, meta-racconto, esercisti di stile smascherati, espedienti narrativi e punti di vista illuminati e complessi come tripli sarti mortali carpiati… qualcosa di talmente esaltante da costringervi a rileggere dei passaggi perché per seguire le capriole della lingua avete perso il filo del racconto, o viceversa.
“Tutti noi abbiamo piccole illusioni solipsistiche, spaventose intuizioni di una nostra assoluta singolarità: crediamo di essere gli unici della casa a riempire il contenitore dei cubetti di ghiaccio, gli unici a svuotare la lavastoviglie dai piatti puliti, gli unici a fare ogni tanto pipì nella doccia, gli unici ad avere un piccolo tic alle palpebre al primo appuntamento; di essere gli unici a prendere la nonchalance tremendamente sul serio; di essere solo noi a dare alle suppliche l’aspetto della cortesia; di essere solo noi a sentire il gemito patetico dello sbadiglio di un cane, il sospiro senza tempo dell’apertura di un barattolo ermeticamente sigillato, la risata sputacchiava qua e là di un uovo che frigge, il lamento in re minore nel rombo di un aspirapolvere; di essere solo noi a provare quando il sole tramonta lo stesso tipo di panico che un bimbo al primo giorno di asilo prova quando la mamma si allontana. Di essere solo noi ad amare i solo-noi. Di essere solo noi ad aver bisogno dei solo-noi. Il solipsismo ci tiene insieme, e J.D. lo sa. Sa che ci sentiamo soli in mezzo a una folla; senza fermarci a pensare a cosa ha dato vita a quella folla. Sa che siamo, sempre, volti in mezzo a una folla. È la sua passione.
Ah, la tristezza di J.D. Steelritter, un uomo che dà vita alle folle! Le masse di un pianeta intero si prostrerebbero in adorazione di fronte agli uomini che hanno costruito ciò che esse desideravano fosse costruito. Ma per l’uomo che costruisce i loro desideri? […]”
Credo che potreste ancora riuscire a comprarlo al volo in libreria e dedicare il week-end a leggerlo tutto d’un fiato! 😉
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