Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler di Massimiliano Parente [libro]
Ho letto di recente “Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler”, l’avvincente quanto sconvolgente libro di Massimiliano Parente. Un romanzo esilarante e surreale che tra le righe racchiude meravigliose riflessioni sull’esistenza, sull’arte contemporanea [e non], sui social network [Twitter, in particolare], sulla straordinarietà delle piccole cose e – al contempo – la sua particolare visione del “luogo comune” e “politicamente corretto”, destrutturati e utilizzati entrambi in modo assolutamente creativo.
Il protagonista del libro è Max Fontana che si autodefinisce – e viene definito – come “il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler”, appunto. E questo la dice molto lunga sul controverso personaggio: all’apparenza superficiale e senza scrupoli, Max ha una mente talmente creativa e geniale che riesce a stupire – oltre che a scioccare – il lettore a ogni riga. Ogni suo gesto, ogni sua affermazione provocatoria, ogni tweet [il mio preferito rimane “Il tramonto è anacronistico”], ogni situazione di cui rimane contemporaneamente artefice e vittima, riescono a lavorare dentro la mente di chi legge, trasformarsi in immagini vivide quanto, spesso, “splatter” e portarlo a riflettere sul livello più profondo degli arguti messaggi.
Devo dire che – non senza un po’ di sorpresa – ho adorato questo personaggio, il suo modo completamente “laterale” di guardare alle cose, il suo essere così privo di ipocrisia e così ironico, seppur talvolta cinico. Anche se alcune delle sue azioni e frasi siano raccapriccianti, io non ho potuto fare a meno di immedesimarmi completamente in questo folle artista stracolmo di idee e creatività sin dai titoli delle sue opere [N.B. imperdibile la lettura del “Catalogo delle opere citate” a fine libro], d’altra parte concordo assolutamente con lui rispetto all’assurdità dei “senza titolo”:
” […] Quando c’è l’idea un titolo semplice è il massimo. Mica come tutti questi furbi imbecilli contemporanei che siccome non hanno idee intitolano le opere Senza titolo. Prendono un canotto e due scoiattoli imbalsamati e lo intitolano Senza titolo perché non sanno cosa cazzo significa, hanno messo lì un canotto e due scoiattoli imbalsamati. Tanto arrivano i critici a dare l’interpretazione, l’arte contemporanea campa di questi giochetti. Io non voglio i critici, io voglio significare quello che voglio significare.”
Anche il suo modo di connettere l’arte all’intenzione mi pare molto interessante:
“L’intenzione nell’arte è tutto, dico nel registratore vocale dell’iPhone. L’intenzione, e trovarsi nel tempo giusto: Tiziano, alla fine della sua vita , dipingeva con le diranno perché fosse un espressionista in anticipo di duecento anni, ma perché era cieco. Quindi, semplicemente, dipingeva male, mentre sarebbe stato un anticipatore dell’espressionismo a fine Ottocento, se avesse dipinto male intenzionalmente, e sarebbe stato un epilogo degli espressionisti negli anni Venti del Novecento.”
Oscena quanto esilarante, poi, la sua ossessione per Hitler… ma di questa è pieno il libro, dunque niente citazioni, anche perché DOVETE leggerlo! Se siete affascinati dal pensiero laterale e la banalità vi annoia mortalmente [ma anche se siete semplicemente appassionati di arte contemporanea e/o fan del product placement letterario], non potete assolutamente evitare di leggerlo! Fatemi sapere che ne pensate, quantomeno una volta metabolizzato lo shock! 😉
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