London - National Gallery - Joseph Mallord William Turner - Rain Steam and Speed © Alessandra Colucci

National Gallery & British Museum [London]

Ovviamente non si può parlare di Londra e di arte senza almeno citare la National Gallery e il British Museum, due vere e proprie istituzioni in materia in cui è praticamente obbligatorio fare almeno un giro. Un po’ perché l’ingresso è – ormai ovviamente – gratuito, un po’ perché sicuramente in una delle loro immense stanze c’è qualcosa che vi interessa o che siete veramente curiosi di vedere [qui è particolarmente importante dotarsi di mappa – questa a pagamento, e non fate i furbi! – se non ci si vuole perdere].

Inutile specificare che della National Gallery amo in particolare le stanze dedicate al periodo che va dal 18° all’inizio del 20° secolo e che, percorrendole in ordine in modo da osservare i dipinti esposti cronologicamente, ogni volta è molto emozionante veder farsi strada sulle tele i “sintomi” delle avanguardie e guardarli man mano radicarsi fino a trasformare completamente l’estetica di quel che si sta osservando: dai dipinti di Joseph Mallord William Turner, esponente del romanticismo, come non prefigurarsi i quadri impressionisti di Claude Monet che si avrà modo di vedere più avanti? Impossibile.

Del British Museum, invece, non mi affascina un’area specifica, bensì una serie di elementi che esso espone e preserva. Primo su tutti, sicuramente la Stele di Rosetta, il primo scritto “con testo a fronte” in nostro possesso, il grande masso che ci ha permesso di decodificare i racconti degli Egizi. A secondo posto, altrettanto certamente, la grande statua dell’Isola di Pasqua, enorme nelle dimensioni, possente e fiera nell’atteggiamento, assurdamente contemporanea nel design: una meraviglia. Terzi in classifica a pari merito i differenti totem creati dagli Indiani d’America, forse anche questi perché simili nelle linee a elementi dell’arte contemporanea, maestosi e simmetrici, resi “caldi” dal legno e temibili dalle espressioni delle “maschere” che riproducono. In ultimo, appena sotto al podio, il curiosissimo “Rolling Ball Clock”, originalissimo orologio dal meccanismo simile a qualcosa tra un flipper e un rompicapo: da vedere.

Passare un’ora, un pomeriggio o anche un’intera giornata in uno di questi posti senza necessariamente dover spendere nulla è sintomo e simbolo di una meravigliosa concezione della cultura e della conoscenza come di qualcosa che dovrebbe appartenere a tutti senza eccezioni e che dovrebbe far parte della quotidianità quanto più possibile. E a me questo piace veramente tanto!

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