Roma e l’arte contemporanea: una nuova esperienza al MACRO
Di recente ho avuto un’ospite dagli UK, così sono finalmente riuscita a trovare nuovamente un po’ di tempo per “giocare alla turista” qui a Roma. Irrinunciabile e immancabile, una capatina al MACRO di via Nizza, luogo meraviglioso in cui assaporare la contemporaneità fatta arte sin dall’osservazione della location, ex birrificio Peroni recuperato con sapienza e un tocco di follia.
Andare al Macro e, in generale, passeggiare per la capitale con uno straniero permette di recuperare una parte di ingenuità stupefatta nel proprio punto di vista, reso più rigido e superficiale dalla consuetudine e dalla “osservazione di routine”. Volendo mostrare a occhi nuovi quel che si pensa di conoscere bene, si recupera la gioia di gustarne i dettagli, di disseppellirne la storia e gli aneddoti, di stupirsi di fronte alla grandiosità maestosa dei contrasti di Roma.
Al Macro, stavolta, protagonisti delle esposizioni erano Scialoja, Nakis Panayotidis, “I Belgi. Barbari e Poeti” e Francesca Francaviglia, ma solo i primi due mi hanno veramente rapito i pensieri.
Di Scialoja mi ha affascinato la capacità di attraversare differenti stili, da quello geometrico, a uno più astratto e organico, attraversando momenti di puro impressionismo. Oltre a questo, l’artista era inserito – proprio come le sue opere in mostra – in un contesto ampio e variegato, fatto d’arte, di riflessioni e di amici o conoscenti [come Carlo Battaglia, Achille Perilli e Alexander Calder, per esempio] con cui condividerle, sia nei discorsi che semplicemente attraverso tele e istallazioni.
Di Nakis Panayotidis, invece, mi ha stupito la creatività, l’associazione talvolta banale tra oggetti nel comporre opere d’arte dense di meraviglia.
Ecco qualche foto, anche per spiegarmi meglio. 😉
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