Il “libro nero” come medium: da Babbo Natale a Debby Holt
L’avvicinarsi del Natale mi ricorda sempre di quando, da piccina, i miei parenti tentavano di terrorizzarmi (è da sempre molto difficile) per costringermi a non fare capricci dicendomi che se non facevo “la brava bambina” avrebbero contattato Babbo Natale per far inserire il mio nome nel suo libro nero, quello con i nominativi dei bambini a cui non andavano portati i regali.
Tali minacce non sembravano affatto terrorizzarmi, né tantomeno inibire la mia curiosità dato che, al solo sentir nominare l’ormai famosissimo libro nero di Babbo Natale, partivo con un infinito elenco di domande che rendono possibile oggi la scrittura di questo post. Per onor di cronaca tengo a sottolineare che evidentemente non sono mai finita veramente su quel libro nero (su altri sicuramente sì) dato che i regali di Babbo Natale sono sempre stati parecchi e puntuali (…anche se non sempre hanno rispecchiato esattamente le mie richieste!) 😉
Dalle mie indagini di bambina risulta che il libro nero sia spesso molto grande e pesante, fornito di un numero di pagine praticamente infinito e che Babbo Natale usasse il criterio dell’ordine alfabetico per catalogare e trascrivere i nomi dei bambini cattivi. Rimane aperta la questione di come l’aggiunta di un nuovo nominativo permettesse il mantenimento dell’ordine alfabetico sul grande cartaceo: la spiegazione degli adulti a riguardo era banalmente la magia, ma penso che molto più probabilmente si trattasse di un e-book su software mutuato da excell… dunque questione risolta dalla tecnologia avanzata che Babbo Natale poteva vantare già all’inizio degli anni ’80.
Il medium del libro nero, oltre ad essere adottato da Babbo Natale (e naturalmente dalla Befana per documentare i meritevoli di carbone), pare essere molto in voga in tantissimi settori. Googleando sul web ne ho scoperti numerosi: c’è chi ne tiene uno dei propri o degli altrui errori (es. il libro nero del comunismo), chi vi appunta segreti indicibili (es. il libro nero degli Stati Uniti), ci sono libri neri per diverse professioni (es. il libro nero dell’imprenditore), ci sono quelli divisi per settore o categoria d’impresa (es. il libro nero delle aziende di marca), fino a quelli che mettono insieme i gossip più disparati (es. il libro nero delle diete di Hollywood).
Per non contare i personal black book come quello che mia madre ha sempre minacciato di iniziare a scrivere oppure quello che mentalmente io ho sempre tenuto complice la mia memoria a lunghissimo termine che difficilissimamente fa cilecca. Il libro nero pare essere molto utilizzato e sempre affascinante, tanto affascinante almeno per me da spingere i miei a regalarmi un libro che racconta del libro nero di un’altra.
“I cattivi pensieri di Annie May” di Debby Holt è il libro che ho finito di leggere qualche giorno fa. Una divertente commedia, leggera e sentimentale, sdrammatizzata dall’autoironia della protagonista e dalle “pause” in cui si concede al lettore di gustare direttamente alcuni stralci del libro nero di Annie, elenchi di torti e sgarbi con tanto di nome e data dell’imperdonabile di turno. Di solito reputo troppo “mielosi” i libri che si auto-definiscono “commedie sentimentali”… solo il fatto che fosse un libro nero poteva convincermi a leggerlo! 😉
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